Di Roberto Pellegrini – Direzione UDF Ticino
17 febbraio 2021 – Corriere del Ticino
Si legge di tutto: femministi che ritengono che la donna verrebbe discriminata se si dovesse proibire il burqa che le copre il viso, attivisti per i diritti della donna che non perdono occasione di definire i cristiani retrogradi quando accennano al suo ruolo di mamma dicendo che la donna non deve esser vista secondo questa accezione e poi si schierano a favore del «diritto» (?) di indossare il burqa che ne limita l’espressione e la possibilità di agire in pubblico da donna emancipata. Mi immagino cosa accadrebbe se un responsabile della Chiesa cattolica o protestante dovesse anche solo accennare ad un codice per l’abbigliamento che magari comprenda il consiglio (!) di indossare una gonna lunga sotto le ginocchia: interventi sui media, fiumi di post sui social per indicare i cristiani come fuori dalla realtà, ingiusti, maschilisti.
Invece, quando si vuole favorire la libertà della donna di non dover nascondere il volto, allora diventa una questione di scelte. Certo esistono donne che scelgono di indossare il burqa. Però mi domando, chi fra di voi è capace di credere che gli uomini della sua cerchia famigliare non si rallegrino di questa scelta? Che non abbiano fatto pressione sociale sin da quando era bambina perché poi «liberamente» potesse scegliere? Senza dimenticare che ci sono molte donne obbligate ad indossarlo.
In questi giorni ne ho letta una carina: i Verdi affermano che proibire il burqa sarebbe come vietare la caccia alle foche. Fa sorridere: poco tempo fa sostenevano l’iniziativa per imprese responsabili che avrebbe imposto a imprese svizzere un certo tipo di comportamento rispetto ad attività svolte da altri all’estero (?). La loro riflessione, come quella di buona parte della sinistra, parte dal principio secondo il quale non ha senso proibire il burqa perché poche donne lo indossano. Mi piacerebbe chieder loro come mai negli anni ’90 si sono prodigati per la protezione del lupo che ancora non era arrivato in Svizzera: se tanto mi dà tanto»non avrebbero dovuto chiedere nessun intervento fino a che i lupi in Svizzera fossero stati centinaia? Non è andata così. Al di là del fatto che un problema è meglio prevenirlo che curarlo, che in Europa abbiamo una marea di esempi di nazioni che ora hanno un serio problema, che in questi giorni l’Imam Mustafa Memeti (Berna) ha affermato che «non possiamo negare che abbiamo problemi con l’uguaglianza dei sessi nell’Islam», al di là di tutto questo le mascherine dovrebbero averci insegnato qualcosa: danno fastidio, ci impediscono di vedere le espressioni facciali e di godere appieno delle relazioni con gli altri. Sì al divieto del burqa: è una questione di buon senso.